OUT OF SHAPE
Fabio Gambassini | basso
Francesco Nencioni | chitarra
Francesco Buti | chitarra
Michele Montisci | voce
Maurizio Garosi | batteria
BIOGRAFIE
Obbligatoriamente dal più grande al più piccolo Fabio Gambassi (Fausto, Fabiano, Fabulous Fabio) – Basso. La di Lui carta di identità falsamente indica il 1950 come data di nascita ma si presume vaghi per questa nostra terra almeno dalla metà del ‘600 dove già giullare di corte alla tenera età (presunta) di 10 anni, finì per fare il menestrello a Luigi XIV appena diciottenne verso la fine del 17esimo secolo. Ha partecipato alla Guerra Civile americana come ostaggio e come portainsegne durante la spedizione dei Mille. Durante la Grande Guerra ha collaborato con gli Austroungarici cercando di barattare l’Italia con un Basso Hofner di seconda mano, ma con amplificatore annesso. Dal ‘38 al ‘45 si hanno poche notizie. E’ stato avvistato sia a Okinawa che a Pearl Harbour ma, anche nelle tristemente famose riunioni nel bunker segreto di Hitler nella Berlino accerchiata dai sovietici. E’ negli anni sessanta che la sua vena libertina esplode. Bassista di gran classe e di gran ritmo, suona in svariati gruppi beat del panorama senese. Tra una molotov qua e un scazzottata di Palio la, arriva al 2003 vestito da Grafico dove incontra il gruppo degli Out of Shape (già Quinta Stagione) E’ indubbiamente la quinta colonna del gruppo e, se si ricorda le canzoni, è di sicuro uno dei musicisti più preparati della band. Da nonno quale è lo si può ammirare nelle spiagge di Principina da Maggio a Settembre. E’ svelato così il motivo per il quale il gruppo d’estate non suona mai!
Francesco Nencioni (il Nencio) – Chitarra di sinistra. Classe presunta inizi anni ’60. E’ spuntato fuori dal nulla. Conoscenza infinita e inimmaginabile della musica rock anche la più insulsa ed inascoltabile, è in grado di fare degli accordi sconosciuti ai più con diteggiature impossibili, anche se il più delle volte l’amplificatore non funziona, vanificando in un quasar tutta la sua conoscenza. Non ha mai avuto un gruppo, almeno così ha detto una delle tre volte nelle quali ha parlato. Possiede un paio di chitarre ed almeno un amplificatore che emette dei suoni a fasi alterne. Ha una pedaliera per gli effetti del peso specifico di una tonnellata e lunga 1 metro e mezzo. Se sorride vuol dire che gli è piaciuta una canzone, se non ti guarda vuol dire che la canzone è passabile, se ti guarda è solo per cercare di capire come ucciderti velocemente. Spesso si attricca con il batterista, con l’altro chitarrista, con il cantante e con il bassista. Mai con il benzinaio però. Non è nel suo stile. Vive da qualche parte a Siena. Nessuno sa dove.
Michele Montisci (Mik, Michela) – Cantante. I suoi natali sono individuabili verso la fine dei favolosi anni ’60. Peccato che di favoloso ci sia ben poco in lui…ma non sono solo difetti i suoi, infatti ha una capacità innata nel parlare con le donne. E’ ancora parte del gruppo proprio per questa sua capacità sconosciuta agli altri quattro componenti. Sopperisce alla scarsa esperienza in ambito canoro, con la sua totale insofferenza al lavoro (leggero o pesante esso sia) e con l’attitudine, tutta propria degli odiosi cantanti, ad essere l’unica vera star del gruppo. Non chiedetegli di arrotolare un jack perchè, primo: non sa cosa sia – secondo: ha sempre una mano in tasca ed è faticoso levarla da li – terzo: gli potrebbe andare via la voce. Ha una conoscenza infinita dei gruppi e della musica, dai canti gregoriani alla acid music dei tempi nostri. Va a vedere un concerto al mese e sbavando, spera di poter essere come loro un giorno. Invano. Si applica con dedizione ed è l’unico che ha veramente una voglia matta di suonare. E’ l’anima vera del gruppo in tutto e per tutto. Ha una misteriosa somiglianza fisica (verificata con tanto di fotografia) con Antonello Venditti nel periodo ’70-’80 e a Johnny Rivers. Attualmente vive a Siena nella Giraffa (non nella società).
Maurizio Garosi (Mao, Quello lì, il Fabbro) – Batteria. Nasce nei primissimi anni ’70 e la prima parola che dice è “rock’n’roll” addormentandosi subito dopo e risvegliandosi nel 1986 quando imbraccia la sua prima chitarra. Solamente nell’89 qualcuno gli fa notare che la chitarra è scordata e, stizzito per questo affronto, passa a suonare il basso ma ahimè, anche li ci sono le corde e, quando finalmente nel 2003 riesce ad accordare la 4°, il Sol, decide che è tempo di passare alla batteria. Corona così il sogno di fare un gruppo trio alla Police. Sa suonare tre strumenti e nessuno in maniera accettabile. E’ ancora parte del gruppo perchè paga puntualmente la stanza, spende una fortuna in attrezzatura musicale che non sa usare e campa di rendita per il suo passato, molto remoto, di quando non era malaccio e incredibilmente anche adesso, qualche sprovveduta pensa che lo sia ancora. La sua caratteristica di picchiare sulle pelli della batteria come se battesse un ferro rovente per forgiare Excalibur, fa si che gli altri del gruppo lo stimino a tal punto da preparagli dei coktails avvelenati ad ogni occasione che si presenta. Sfortunatamente per loro il suo fegato, non appartenendo più al suo corpo da almeno un decennio, fa si che le dosi di veleno siano del tutto innocue. Vive in un sobborgo dello stato di New York, Soc Ville per la precisione. Ha un gatto sepolto nel giardino ma non lo sa.
Francesco Buti (Checco, il Buti, quello della pasticceria Buti) – Chitarra di destra. Nasce qualche anno dopo Mao e comincia a suonare le paste…ehm le chitarre alla tenerà età di 37 anni. La sua notevole esperienza quindi lo porta a calcare le scene più prestigiose del panorama che si intravede dalla sua finestra e da quella dei suoi genitori. Tipico il suo suono a zanzara dei primi anni ’90 estrapolato dal suo amplificatore Marshall JCM 800, grande come un armadio a due ante, peso come una golf TDI e che non ha mai saputo regolare. Ha affrontato vari percorsi formativi con i più prestigiosi chitarristi senesi. Si è venuto a sapere da poco che tutti sono inesorabilmente finiti all’ospedale psichiatrico in quanto nessuno è riuscito a spiegargli come si tiene il plettro in mano. E’ totalmente privo del senso del ritmo ma, se è concentrato, tira fuori degli assoli da urlo che lasciano stupefatti tutti ed anche gli stessi compagni della banda, che si guardano come se si fosse materializzato Jimmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin per gli ignoranti, emettendo un “Whoaaaa” di stupore e guardandosi esterrefatti. E’ l’ultimo arrivato ed ancora gli altri si chiedono perchè lo abbiano chiamato, ma si sta impegnando. In due anni infatti ha già imparato a memoria circa sette canzoni. Il problema è che le suona dalla Fine all’Inizio. Ma che assoli ragazzi! E’ ancora parte del gruppo per il solo motivo scenico. E’ indubbiamente ancora belloccio e raccatta innegabilmente molte più donne di quante non le raccattino gli altri 4. Va da sè quindi che questo elemento è fondamentale per la vita del gruppo stesso che altrimenti, senza il vero e unico motivo dell’esistenza degli Out of Shape, le Donne, la band sarebbe solo una bolla di sapone.