REINIER BAAS / Solo
UN TUBO JAZZ NIGHTS / VENERDI 27 OTTOBRE
REINIER BAAS / Solo
Reinier Baas – guitar
A breathtakingly talented guitarist, who is able to impress and touch with his instrument, and a gifted composer who dares to take risk on top of this.” – JAZZISM
Guitarist Reinier Baas (32) is a prominent figure in the Dutch music scene.
An active bandleader, Reinier Baas has toured with his quintet ‘The More Socially Relevant Jazz Music Ensemble’ in Europe, Japan, New Zealand and Australia. He was awarded the prestigious Edison Award in 2013, as well as in 2017. As a soloist, he has performed with the Metropole Orkest, Jazzorchestra of the Concertgebouw and the New Rotterdam Jazz Orchestra. In 2015, the North Sea Jazz Festival granted him their annual composition assignment. In 2016, Baas released his fourth studio record “Reinier Baas vs. Princess Discombobulatrix, a ‘mostly instrumental opera’. This collaboration with illustrator Typex and a line-up of 15 prominent improvisers and classical musicians received wide-spread critical acclaim: “Ravel, Prokofiev, Poulenc, Baas, truly!” – VILLA D’ARTE. In July of 2017, Reinier Baas was the Artist In Residence of the Südtirol Jazz Festival.
In his concert in solo at Un Tubo, he will offer us a truly personal movement through jazz, classic and improvised compositions. Also, he will probably reserve us an exceptional guest, namely the saxophonist Ben van Gelder, an authority on the alto saxophone and a composer with a contemporary view. Baas and Van Gelder are long time collaborators. They have played over 150 shows together in the past years, performing as a duo, as a trio with drum legend Han Bennink and with both their quintets. Their joint efforts have resulted in a collaboration with the multiple Grammy Award winning Metropole Orkest.
Riportiamo qui una bella intervista realizzata da MusicOff:
Ecco un’altra puntata della rubrica Jazz On tutta dedicata al dialogo con un altro grande musicista internazionale, Reinier Baas, chitarrista olandese tra i più influenti nella scena jazz nord-europea odierna, che il sassofonista Benjamin Herman ha addirittura definito tra le figure più importanti per il futuro del genere e che moltissime autorevoli riviste di settore non hanno mancato di elogiare negli ultimi anni.MusicOff: Raccontaci la tua storia, come sei cresciuto musicalmente e come sei entrato in contatto con il jazz e la musica sperimentale.Reinier Baas: Sono cresciuto in Olanda, a Hilversum, vicino ad Amsterdam. Mio padre è un musicista classico, suona il contrabbasso, ed è stato lui a farmi ascoltare i primi dischi di Coltrane, Zappa, Steely Dan. In più andavo a sentirlo suonare e tutto questo ha sicuramente esercitato una grande influenza su di me. Ho iniziato con il piano, ma non ero molto bravo, quindi a undici anni ho comprato la mia prima chitarra e da lì non ho mai smesso di suonare. I miei primi eroi furono Jimi Hendrix ovviamente, e Django Reinhardt.Ad Amsterdam la scena musicale è sempre stata molto attiva, e da teenager iniziai a muovermi da Hilversum per frequentare le jam session della capitale, finchè a 18 anni mi ci trasferii. Mi iscrissi al Conservatorio, in cui mi diplomai nel 2010, per poi andare a studiare a New York per un semestre, alla Manhattan School Of Music. Da lì in poi ho sempre suonato e lavorato.MO: Ed hai sempre composto musica?RB: Scrivevo poco prima di andare a scuola, provavo a tirare fuori idee sul pianoforte, ma non avevo chissà quanti pezzi. Non sono di certo stato un “Mozart”… (ride NdR) Ho iniziato a dedicarmici seriamente una volta ad Amsterdam, una volta creati i miei gruppi. I pezzi che ho inciso nei miei dischi sono stati scritti a partire dal 2008, quindi ho sempre inciso musica nuova. Ora però scrivo tantissimo.MO: Infatti hai fatto uscire tre dischi uno di seguito all’altro, anno dopo anno.RB: Si, cerco di essere produttivo. Spesso fisso le date di registrazione prima di avere il materiale pronto. Può essere molto stressante ma, ti obbliga a metterti a lavorare… Quando ho fissato la formazione nel mio gruppo, so per chi sto andando a scrivere, e quello aiuta molto.MO: Tornando al discorso delle scuole, cosa ne pensi riguardo a frequentare una scuola, quindi anche a studiare ciò che in qualche modo ti viene imposto? Le scuole ti possono insegnare molte cose ma, è quello che davvero conta secondo te? Come si fa a sviluppare un proprio stile?RB: Molti musicisti non riescono a sbarcare il lunario suonando solo la propria musica, quindi in questo senso aiuta molto avere un background molto solido ed essere in grado di suonare in diversi stili. Nel mio caso, se non fossi andato a scuola, non avrei fatto ciò che ho fatto. Hai l’occasione di entrare in contatto con persone nuove, di conoscere tanta gente e di subirne l’influenza. Sono cose importanti! Credo che, attualmente, sia la cosa migliore da fare per diventare un musicista Jazz. Allo stesso tempo, devi essere forte a perseguire la tua strada, anche se il tuo insegnante ti dice che devi suonare prima in “quel modo”, altrimenti non potrai mai suonare ad alti livelli.MO: A proposito di questo, cosa ne pensi della relazione imitazione/innovazione? Ascoltando la tua musica sento che è suonata con strumentazione tradizionale, molto acustica nella maggior parte dei casi, ma allo stesso tempo sento un forte desiderio di emancipazione dalla tradizione afroamericana, che comunque hai fatto tua.RB: Beh ti ringrazio, io cerco di sviluppare contemporaneamente entrambe le cose, studio materiale tradizionale, rafforzando le mie basi, ma allo stesso tempo cerco sempre di tenere in mente chi sono io e quali sono le mie aspirazioni artistiche. Da un lato devi essere un musicista completo, professionale, essere in grado di fare bene tante cose, ma alla fine c’è qualcosa che ti differenzia dal resto dei musicisti e una volta capito cos’è, è proprio quello che secondo me bisogna approfondire di più. È molto importante per me cercare di esprimere la mia personalità, cercando di materializzare ciò che ho nella testa.Una cosa che, per esempio, ho capito negli anni è che non mi interessa se la gente deve “impegnarsi” un po’ a trovare qualcosa nella mia musica. Magari dovranno ascoltare il disco tre o quattro volte, non deve essere per forza amore a prima vista, ma non devi scrivere e suonare “easy” per loro. Cerco di scrivere qualcosa che abbia qualcosa da scoprire ascolto dopo ascolto.MO: Una volta Ben Street mi diede un consiglio che mi illuminò; è un concetto tanto semplice quanto efficace: “Non sei obbligato ad ascoltare i dischi di jazz che pensi di dover conoscere, ascolta quello che ti fa vibrare e asseconda i tuoi gusti, fai quello che davvero ti piace“. Che ne pensi?RB: Beh concordo pienamente, lui è un grande, un guru! Certo, impara il tuo strumento, le scale, migliora il suono e bla bla bla, ma la parte difficile è ciò che vuoi esprimere.
[prenotazioni: 0577-271312 / circolo@untubo.it]
[prima consumazione al tavolo: 10 euro/studenti 5 euro]