Simone Alessandrini / STORYTELLERS

Data : venerdì 20 Aprile 2018
Ora : 22.00
ingresso libero

Simone Alessandrini / STORYTELLERS

UN TUBO JAZZ NIGHTS / VENERDI’ 20 APRILE

SIMONE ALESSANDRINI / STORYTELLERS

Parco della Musica Records

Storytellers - @ Agus-0344SIMONE ALESSANDRINI sax alto e soprano

ANTONELLO SORRENTINO tromba

FEDERICO PASCUCCI sax tenore

RICCARDO GOLA basso elettrico, contrabbasso ed effetti

RICCARDO GAMBATESA – batteria

“Storytellers” è l’album d’esordio del giovane sassofonista e compositore Simone Alessandrini, in uscita per l’etichetta Parco della Musica Records, venerdì 17 novembre 2017.

“Storytellers” si compone di sette brani originali e fortemente evocativi che creano un’architettura complessa; un album decisamente ispirato, in cui i singoli brani sono tessere di un più ampio mosaico narrativo.

Classe 1983, cresciuto ascoltando Zappa e il jazz di Coleman, al suo esordio discografico Simone Alessandrini si rivela narratore eccezionale in un album netto e visionario, rievocando, tra mito e leggenda, personaggi popolari sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale.

Sono cresciuto musicalmente con la passione per i concept album – dichiara l’autoree vorrei che questo fosse il primo di una lunga serie, affrontando di volta in volta tematiche diverse.

Sette brani per tessere un’unica trama che si snoda tra comico e tragico, le cui sonorità di ampio respiro sono alla base di una narrazione che vuole recuperare un pezzo della nostra memoria e salvarla dall’oblio. Le composizioni di “Storytellers” hanno una forte impronta melodica e il gruppo presenta un sound molto compatto e ben definito, vista l’assenza di uno strumento armonico. Questa carenza diventa il punto di forza, grazie anche alla presenza dei tre strumenti a fiato che dialogano, scambiandosi la melodia, attraverso linee contrappuntistiche. Inoltre, l’elettronica e l’utilizzo del basso elettrico richiamano il mondo del rock progressive, allineandosi a quell’idea in cui convivono sonorità moderne, e a tratti acide, con il lirismo di estrazione popolare.

In “Storytellers”, la musica è il pretesto per far rivivere dei personaggi con i quali il musicista è entrato in contatto in modo del tutto casuale: attraverso racconti quasi leggendari tramandati a San Felice Circeo, dove Alessandrini è cresciuto e Roma, dove è nato.

Non ho pensato – prosegue Simone Alessandrini di fare una colonna sonora delle storie che andavo a raccontare, ma piuttosto il contrario, cercando di “vestire” il vissuto con un mio modo di intendere la musica.

La musica, dunque, come narrazione per svelare storie e personaggi del nostro passato: questo è il filo conduttore di Storytellers, progetto guidato dal sassofonista e compositore romano Simone Alessandrini. Il repertorio originale possiede una grande forza evocativa ed emozionale e fornisce l’architettura ideale alle esecuzioni intense e liriche dei cinque musicisti. L’interplay che si crea nelle esecuzioni live trascina la musica verso il jazz contemporaneo, il free, l’hard rock o anche verso le radici della musica di New Orleans.

Con i loro nomi degni della fantasia di uno sceneggiatore, ma frutto dell’inventiva popolare, Sor Vince’, il signor Adriano e Cetto La Mitraglia diventano alcuni dei protagonisti delle tracce di “Storytellers”, come anche Olga e Nazario, due innamorati capaci di ritrovarsi dopo anni di distanza, Il gobbo del Quarticciolo, con i suoi eroici atti di sabotaggio contro i tedeschi sulla via Casilina, passando, infine, perScreenShotAudMagazineLuglio2017 i personaggi de L’imbroglio del cordoglio, paradossale vicenda di una veglia funebre inscenata per occultare il furto di un maiale. La musica di Alessandrini dona, così, tridimensionalità a personaggi comuni ma, a loro modo, straordinari che hanno affrontato la guerra e ne sono usciti a testa alta, con coraggio e dignità.

 

“L’idea di questo lavoro viene fuori dopo aver ritrovato un reportage fotografico, opera di mio nonno durante la campagna d’Africa. Sono cresciuto musicalmente con la passione dei concept album e vorrei che questo sia solo il primo di una lunga serie, affrontando di volta in volta tematiche diverse. Il filo conduttore di questo primo disco è l’esaltazione dell’umanità, che viene evidenziata in tutte le sue forme in un contesto drammatico come quello della Seconda Guerra Mondiale.”  Simone Alessandrini

“Tolfa Jazz 2016: Ad aprire il Festival, nella splendida cornice dell’anfiteatro all’interno della villa comunale, il gruppo del sassofonista Simone Alessandrini con il progetto “Storytellers”: Antonello Sorrentino tromba, Riccardo Gola basso ed effetti, Riccardo Gambatesa batteria cui si è aggiunto quale special guest il grande sassofonista Francesco Bearzatti. Il quintetto ha proposto un jazz fresco, attuale che però non disdegna la tradizione: sono bastati pochi passaggi, un sound particolare per evidenziare come Alessandrini conosca assai bene la storia del jazz. La front-line si misura con composizioni originali evidenziando un’intesa perfetta ed una grande capacità espressiva: pur non potendo contare su uno strumento armonico, le linee dei fiati si incontrano, si intersecano ad elaborare melodie ora minimali ora più complesse in cui l’equilibrio fra pagina scritta e improvvisazione si mantiene su livelli di assoluta eccellenza. Il tutto sorretto da una ritmica puntuale e propulsiva. Il progetto prende le mosse dalla decisione del sassofonista romano di raccontare in musica alcuni aneddoti accaduti durante la seconda guerra mondiale, appresi dal nonno.”       Gerlando Gatto

[prenotazioni: 0577 271312 / circolo@untubo.it / prima consumazione al tavolo: 10/5 euro]

 

APPENDICE: LE STORIE

SOR VINCÈ

La Guerra ti porta via tante cose. Ma a 16 anni, quando vuoi sfidare il mondo, te ne regala anche tante altre. Genialità, spensieratezza e tanta ironia. È questo “Sor Vincenzo” o, come lo conoscono tutti nel quartiere Marconi, “Er Sindaco”. Uno che la guerra l’ha sofferta tanto ma si è divertito tanto. Ha fatto di tutto per campare, pure il soldato. Sempre schietto e con gli occhi vispi, ogni volta che ti racconta una storia di quei giorni gli viene ancora da ridere. Nei pacchetti delle sigarette ne metteva sempre due di meno, non perché fumava ma per fare la cresta. Era solito fregare gli americani così. Come con la Banda del Quarticciolo, quella volta al Barberini quando i soldati americani lasciarono la camionetta per andare al cinema, finirono per smontargliela completamente. Che faccia che fecero gli americani! I soldi li nascondeva dietro la credenza, persino nella farina. Ma suo padre li trovava sempre. E allora si arrabbiava, poi sorrideva e trovava un altro lavoretto per campare. A lui la vita è sempre piaciuta un sacco. Si è divertito tanto, Vincenzo.

L’IMBROGLIO DEL CORDOGLIO

Quella di Raffaele è una storia che sembra uscita da una novella di Goldoni e invece è una storia vera, una storia di sopravvivenza anche se oggi fa ancora sorridere chi la ricorda. Il trasporto in gran segreto di un maiale nel podere di Borgo Montenero, passi nella notte per nascondere il più prezioso dei tesori allo sguardo dei tedeschi che hanno l’accampamento a pochi passi. Se i tedeschi ti portano via il maiale non hai il lardo per friggere, non hai la carne per mangiare e nemmeno gli ossicini da masticare per tenere calma la fame o dare un po’ di sapore al brodo. Un maiale equivale ad oltre 300 chili di cibo, non si butta via niente. Ma il maiale comincia strillare, attirando fatalmente l’attenzione dei tedeschi. E allora ecco messa in scena una commedia all’italiana degna di un’opera di Eduardo de Filippo. Raffaele sul letto di morte come Filumena Marturano col maiale sotto il letto e le candele accese, mentre tutti fingono di piangere quanto più rumorosamente possibile per coprire le urla del maiale. Quando i tedeschi irrompono nella camera, lo spettacolo è servito.

LE LETTERE DI OLGA E NAZARIO

Olga e Nazario si conoscono da quando sono bambini. Quando i giochi da bambini cominciano a trasformarsi in un amore semplice e pudico, Nazario viene strappato via dal suo amore, da quelle quattro case e da quella vita semplice che conosce per andare al fronte.
Olga e Nazario si scrivono ogni settimana per tre anni. Le lettere di Nazario arrivano puntuali, quelle di Olga non arrivano mai. Ma Nazario continua a scrivere ad Olga senza sapere il perché di quel silenzio, senza sapere se lei è viva, se lo ha dimenticato, se ama un altro. Nazario continua a scrivere ad Olga per non impazzire, o forse proprio perché è impazzito, immaginando una corrispondenza con un amore silenzioso che ha la consistenza di un fantasma e che vive solo di fede e di speranza. Olga e Nazario sopravvivono all’orrore della guerra grazie a quelle lettere, pagine di inchiostro piene di amore e di speranza. Olga e Nazario si ritrovano, si sposano e costruiscono una vita felice. Insieme si mettono a cercare le lettere di Olga che non sono mai arrivate a Nazario. Da quelle lettere che non ho potuto leggere, ma solo immaginare, è iniziato questo viaggio.

IL GOBBO DEL QUARTICCIOLO

Alcuni a Roma se lo ricordano ancora, per molti è solo una leggenda che si perde in quei giorni confusi della Resistenza. Eppure “er Gobbo der Quarticciolo” la guerra l’ha fatta veramente, e l’ha fatta che aveva appena 16 anni. Un quartiere in cui non entravano fascisti e nazisti alla periferia est di Roma, un capobanda con una cifosi deformante che aveva chiuso la Casilina e la Prenestina ai tedeschi che dovevano rifornire le linee ad Anzio, un Robin Hood che sabotava i treni tedeschi e che assaliva i forni per redistribuire generi di prima di necessità alla popolazione affamata. Il Gobbo non indossava una maschera, lo riconoscevi dalla gobba. E allora nel ‘44 i nazisti fecero arrestare tutti i “Gobbi” di Roma. Ma lui si salva, continuando a far parlare di sé e delle proprie imprese anche dopo la Liberazione. Perché la disciplina non è il suo forte, il Gobbo conosce solo il coraggio e la compassione per i più deboli. Muore a 18 anni in circostanze strane con la guerra che è finita. Muore partigiano. Muore libero.

TI PRESENTO IL SIG. ADRIANO

Il sig. Adriano è un aviatore prima dell’8 Settembre, poi diventa un prigioniero in Grecia come tanti italiani, ma la sua condanna a morte è degna di una tragedia shakespeariana. Adriano si salva fortunosamente dalla ferocia dei “ciulades” greci grazie ad un ufficiale tedesco, per poi essere tradito, per gelosia, proprio dalla donna greca di cui si è innamorato. Per lei scrive versi bellissimi, per lei ha ancora dolcissimi ricordi ogni volta che ne parla, nonostante ogni cicatrice fisica e morale lasciatagli addosso dalle torture delle SS sia rimasta per tutta la sua vita una dolorosa testimonianza del suo tradimento. Una frase infelice sulla bellezza della sorella della sua amata, la gelosia che divampa e un piano di fuga con i partigiani diventano una trappola. Adriano sopravvive miracolosamente alla guerra, alla tortura e alla condanna a morte. Le sue poesie più belle continuano a vivere anche dopo di lui in maniera ancor più incredibile e diventano l’inizio di questa storia fatta di musica.

CETTO LA MITRAGLIA

”Spara Cetto, spara ai Giapponesi”, tu che sei Americano di San Felice Circeo e volevi solo suonare la tromba. Tutti ti ricordano ancora come “Cetto ju matt” ma tu eri molto di più, eri un ragazzo di vent’anni figlio dell’emigrazione degli anni ‘20, cresciuto nella New York degli anni ‘30, eri “Director of Music” e hai suonato con i più grandi, hai scritto la musica. Poi nella primavera del ‘40 ti sei arruolato quasi per caso nella Coast Artillery per suonare la tua tromba e meno di due anni dopo ti sei ritrovato in mezzo al Pacifico con una mitragliatrice in mano a sparare contro i Giapponesi che ti piovevano addosso. Sei affondato con i tuoi compagni d’armi, lasciando scomparire la tua coscienza in fondo all’Oceano, mentre il tuo corpo ustionato si perdeva, giacendo abbandonato su una scialuppa per giorni. Eppure io ricordo quel giorno in cui ti sei seduto al piano che io ero ragazzino e mentre tutti guardavano il “pazzo” che suonava io ascoltavo il genio che c’era dietro quella musica. A te regalo un pizzico della mia follia.